Perché continuare a giocare a zona trascurando la marcatura a uomo e prendere così gol evitabili oltre a rischiare molto in fase difensiva?

Nel calcio come in altre attività sportive, competitive o di comportamento sociale siamo portati ad assumere atteggiamenti o schemi mentali di gioco che pedissequamente vengono adottati, copiati in modo più o meno originale ma sempre in maniera automatica, traslativa perché così fan tutti senza valutare bene o conoscere a fondo quello cui si va incontro sul piano dei risultati, delle conseguenze.
Per riferirci al calcio con questo ragionamento, è quanto si può osservare nelle squadre che oggi praticano la zona sotto la guida di allenatori fautori più o meno consapevoli dei rischi che corrono adottando questo sistema di gioco difensivo a qualsiasi livello senza distinzione di valori in campo.
Capita quindi che anche di fronte a sconfitte decisive o immeritate non ci si ponga il problema di un ripensamento della zona come sistema difensivo inadatto, di scarsa affidabilità e si continui a praticarla senza riserve o spirito critico anche quando si prendono gol evitabili pochi ma decisivi o in serie come si è visto in Spagna vs Tahiti finita 10 a 0 pur con tutte le eccezioni del caso dovute dalla disparità di valori in campo delle due nazionali nella Confederations Cup 2013.
Questa sequela di gol evitabili subiti da Tahiti rende bene l’idea di cosa sia la zona e come funzionino in negativo i suoi meccanismi nel causare gol trascurando la marcatura dell’uomo, del diretto avversario per voler ricorrere alle sue rischiose e controproducenti applicazioni tattiche.
A prescindere dai due sistemi difensivi della zona e della marcatura a uomo e dai loro fautori tra i quali mi ci metto anch’io naturalmente per il secondo modo di fare difesa, mi domando se sia più ragionevole e conveniente da un punto di vista tattico ma anche dei vantaggi che ne derivano sul piano del gioco a protezione della porta, cercare di non prendere gol stando sul diretto avversario nella corretta e costante presa di posizione ovvero di fianco interno o dietro mai di lato o in linea previo controllo visivo attivo oppure cercare di fermare solo virtualmente l’attaccante attuando i principi della zona e i suoi spesso fallimentari automatismi tattici?
Quando marco a uomo il mio avversario non è mai libero di ricevere la palla, il passaggio perché o lo anticipo o lo contrasto fisicamente per impedirgli i movimenti di possesso palla o al limite mi troverò sempre nella condizione, situazione di tempo – spazio ideale per giocarmi con lui alla pari l’uno contro uno se la palla è in suo possesso.
Invece quando si applica la zona queste situazioni di gioco non si verificano perché il diretto avversario viene trascurato visivamente e fisicamente essendo più importanti ed esclusive le sue componenti tattiche da mettere in pratica con la linea, il fuorigioco, l’attacco alla palla, ecc. dimenticando o meglio trascurando completamente di marcare l’uomo.
Con la zona i difendenti faticano meno perché cercano di fermare l’avversario solo virtualmente e soprattutto quel che è peggio così facendo disimparano se mai l’avessero imparato come si marca l’uomo.
Sono del parere che i gol segnati dalla Spagna, ripeto pur tenendo conto delle debite proporzioni, mostrano in tutta evidenza quanto la zona abbia penalizzato la fase difensiva di Tahiti ancor di più dato il suo scarso valore competitivo contro la squadra campione del modo; Tahiti avrebbe dovuto giocare con marcatura a uomo ma presumo non sappiano eseguirla perché anche loro copiano ciò che vedono in giro fare da altri sul piano tattico in fase difensiva; non avrebbero rimediato quella brutta figura e soprattutto sono convinto che tutti quei gol assieme non li avrebbero presi rendendo la vita meno facile agli attaccanti spagnoli.
Speriamo che i gol subiti da Tahiti abbiano servito a far ripensare chi pratica da sempre la zona con convinzione o perché così fan tutti, ancora peggio, mettendo prima di tutto l’uomo, l’avversario da marcare al centro della fase difensiva.